5.11.09

Into the Wild

Tanti fim nel cuore e vecchie recensioni nel cassetto, che vorrei riproporre. Mi sembra giusto iniziare da "Into the Wild", che tanta importanza riveste anche negli elementi di questo blog. Buona lettura!


Perchè parlare apertamente di questo film... Mi capita spesso alla fine di una visione esclamare "bel film", e andarmene a dormire senza troppi pensieri; al termine di "Into the Wild", quarto lavoro da regista di Sean Penn, ho pensato "hm", non riuscivo a pronunciarmi e prima di addormentarmi ho consumato qualche pensiero su questa pellicola un po' atipica. Cosa ormai rara dopo la visione di un film.

Tratto dal best-seller "Nelle terre estreme" di Jon Krakauer, mostra la vera storia di Chris McCandless, studente modello neo-laureato, inquieto come pochi, che "non ha bisogno di cose". Abbandona la sua non-famiglia borghese dal prato verde e dalle piccole-grandi tragedie quotidiane tra le mure domestiche, brucia soldi, documenti e qualsiasi cosa lo identificasse come essere sociale, e parte come nuovo S.Francesco alla scoperta dell'America selvaggia, quella della natura incontaminata e degli altri animali umani sfuggiti ai dettami sociali. "Non ho bisogno di una carriera signore, è un'invenzione del ventesimo secolo".
Il viaggio di Chris verso una natura tanto magnifica nella sua imponenza quanto ostile, è un percorso di rinascita e catarsi dalle costrizioni di una vita programmata, dagli obblighi di figlio, di studente e di futuro lavoratore, dalla categorizzazione della società, dall'incasellamento in ruoli scomodi, per ricongiungersi alla sua parte più intima e incontaminata proprio grazie al contatto con la natura primordiale. Una scelta vigliacca se vogliamo... tanto forte da affontare fiumi ghiacciati e tempeste di sabbia, ma troppo debole per sopportare la lotta per l'affermazione del proprio io in una civiltà egemonizzante.
La storia parte dalla fine, una sorta di Cast-Away in un pulmino abbandonato tra i ghiacci dell'Alaska, inframmezato dal racconto a capitoli del viaggio interiore e fisico di Chris fino a quel momento.

Bisogna dirlo, il film è bello pesante. Le due ore e mezza non mantegono sempre alto il livello, scivolando qua e la in eccessivi didascalismi e particolarismi degli incontri di Chris e delle storie dei comprimari; tuttavia negli "assoli" del protagonista, il connubio tra i campi aperti sui paesaggi mozzafiato, tra le citazioni dotte dai libri di Chris, unici compagni di viaggio, e le parole della colonna sonora di Eddie Vedder, fedelmente riportare sullo schermi, si realizza un momento di forte intimità ed identificazione con il protagonista difficile da dimenticare. Ascolti, vedi, e pensi...quante volte ho pensato lo stesso, quante volte avrei voluto mandare a fanculo tutto e sfuggire a decisioni che la vita prende per te, seguendo il tuo istinto. Fino a condividere la fine del percorso interiore di Chris. E qui c'è l'emozione: "La felicità è reale solo se condivisa"



E la riflessione.
Se pensiamo che il libro soggetto del film, è a sua volta un reportage del viaggio del vero Chris, tra il '90 e il '92, ci si chiede... come può essere tanto fastidioso il malessere sociale, l'insoddisfazione di una vita non tua, il rigetto per il superfluo che ci circonda annebbiando i sensi, per spingere un 23enne ad un viaggio estremo, ad un ritorno alle terra, fino alla fusione estrema con essa?
Quindi ecco, non è un film per il popolo della grande sala... da assaporare in solitudine, nella sala vuota o nel buio della camera, senza la compagnia della ragazza alla destra che si addormenta o che commenta "cì matton d film" o di quelli dietro che ti massacrano la schiena a suon di calci salvo lasciarsi andare a schiamazzi da bar nell'unica scena vaghissimamente erotica del film.

Menzione particolare al protagonista Emile Hirsh (-Alpha Dog-), perfettamente nel ruolo dal dramma interiore al dimagrimento fisico. Finale un po' forzato, con l'autoscatto del vero Chris e la solita dicitura..."tratto da una storia vera bla bla bla". Come per dire...e se dopo due ore e mezza non l'avete fatto, ora vi dovete commuovere a tutti i costi cazzo!

"Volevo il movimento, non una esistenza quieta. Volevo l'emozione, il pericolo, la possibilità di sacrificare qualcosa al mio amore. Avvertivo dentro di me una sovrabbondanza di energia che non trovava sfogo in una via tranquilla".
Lev Tolstoj - La felicità familiare (passaggio evidenziato in uno dei libri rinvenuti con la salma di Chris McCandless).

 
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